In ogni situazione, anche nella più apparentemente negativa, mi piace scegliere di osservare l’opportunità, l’insegnamento nascosto, il dono, secondo il principio buddista del “trasformare il veleno in medicina” (giapp: hendoku-iyaku).
Ogni crisi può essere madre di creatività, cambiamento, trasformazione, innovazione. E a ben vedere di fatto lo è sempre.
Proprio quando si è nel bel mezzo di una tempesta occorre avere il giusto distacco e la giusta centratura per cogliere l’insieme di una situazione. Un simile approccio non deve nascere però dal desiderio nevrotico di sminuire una situazione drammatica, o pericolosa, dal bisogno di negare ciò che ci dà fastidio, o ci fa paura, per neutralizzarlo, non sentirlo, controllarlo, eliminarlo. Porre il focus invece che sul problema sulle possibili soluzioni serve senz’altro a non rimanere bloccati dalla paura, immobilizzati dalla mancanza di fiducia.
In una email inviata alla classe di mio figlio diciottenne, una sua prof, rivolgendosi ai suoi alunni, ha raccomandato loro di sfruttare questo periodo un pò “strano” di vacanza forzata da scuola per “crescere in autonomia“. Mi è davvero tanto piaciuto questo augurio.
In un’epoca social, in cui tutti si è sempre connessi a tutto e tutti, in cui il condividere qualunque notizia e contenuto è diventato sinonimo di interesse e cura per gli altri (non sempre è così!), ritrovarsi di colpo più isolati, senza la possibilità di stare insieme come al solito è vissuto per lo più come deprivazione e mancanza.
Il film del 2017 “The Circle” con Emma Watson e Tom Hanks (consigliatissimo), con il suo motto “to share is to care” mostra chiaramente la situazione di una grandissima fetta di umanità addormentata e inconsapevole, fatta di individui “social addicted”, non più capaci di stare con se stessi, di apprezzare la propria solitudine, di vivere a partire da un senso di sè; persone per le quali i segreti, il privato (privacy), il nascosto, non sono più tesori preziosi da donare o mostrare solo a qualcuno di speciale, ma bugie pericolose, imbarazzanti, motivo di disagio, vergogna, incertezza; persone che non si accorgono quanto il loro bisogno compulsivo di comunicazione e scambio in realtà scaturiscano da un vuoto interiore, da un bisogno di conferme, di sicurezze, da un desiderio di vomitare fuori e sparpagliare un pò i propri malesseri (mal comune mezzo gaudio!), dal voler essere considerati, o avere ragione, ecc… e non invece da un sincero e naturale flusso vitale che, da una pienezza interiore, spontaneamente sgorga verso l’esterno.
La “dark side of the moon” del tempo che stiamo vivendo, quella in cui tutti noi rischiamo sempre di scivolare, è sotto gli occhi di tutti e non necessita certo di ulteriori approfondimenti. Qual è invece la parte illuminata della luna, quella forse più nascosta, meno evidente, quella che fa meno rumore? Prova a cercarla, a fare silenzio, ad ascoltare e scoprirlo…
Saper “crescere in autonomia” significa saper stare da soli senza sentirsi soli, abbandonati, tagliati fuori, significa ritrovare le proprie risorse, il senso di Chi siamo, il collegamento con la Vita. Da quel contatto intimo con noi stessi, non distratti da un fare rallentato, ecco che le energie si possono focalizzare, concentrare, affinare, recuperare, potenziare. E da quel ritrovato e sano senso di sè allora sì che parole come condivisione, altruismo, solidarietà, comunicazione riacquisteranno il loro più autentico significato.
Stai con te, vivi ciò che c’è, scoprine i doni. Lascia ogni inutile opposizione. Esplora il nuovo con fiducia.
Franca Soavi
ShareMAR
2020