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6 NOVEMBRE Meditare con le lettere ebraiche conferenza
6 novembre 2018 h 20:30 – 22:00
Gratuito
Ogni lettera dell’Alef-Beit (alfabeto) ebraico è un vettore d’energia e di luce divina, che agisce sulla consapevolezza umana in modo triplice: tramite la sua forma, nome, valore numerico
In altri termini, ogni lettera ebraica è un canale tramite il quale vengono riversati nel mondo correnti di purissima energia, che si differenziano a seconda dell’aspetto grafico, del suono, del significato del nome, e del valore numerico della lettera in questione. Unico tra tutti gli alfabeti del mondo, quello ebraico riunisce in sé una serie di insegnamenti profondi e ineguagliabili, racchiusi nella triade: suono, forma, numero. Ogni lettera possiede infatti un nome, che ha diversi significati compiuti nella lingua ebraica. Ad esempio, Alef significa “insegnare”, Beit significa “casa”, Ghimel significa “donare”, ecc. Questi nomi convogliano direttive e insegnamenti di vario tipo. Inoltre, lo stesso suono della lettera ha un grande potere “mantrico”, se cantato o intonato durante particolari esercizi di meditazione. Ciò significa che il suono ha la proprietà di far vibrare, tramite il fenomeno della risonanza, particolari organi fisici e spirituali, migliorando il loro funzionamento, aprendoli alla ricezione dei flussi energetici provenienti dalla Consapevolezza cosmica. Tra tali organi citiamo per esempio la ghiandola pineale, che svolge un ruolo importantissimo nella vita spirituale. Nella Cabala meditativa si afferma che il canto di alcune lettere dell’Alef-Beit (come la Yud), se fatto con particolari intonazioni, ha la capacità di “massaggiare” tale ghiandola dall’interno, stimolando il suo corretto funzionamento, che nel caso specifico è quello di recettore della luce spirituale. La ghiandola pineale è inoltre sede di capacità intuitive e profetiche soprannaturali, che se attivate portano al dono della chiaroveggenza.
La forma delle lettere agisce in modo sublimale sulla vista di chi le osserva o le visualizza, oltre a suggerire particolari associazioni simboliche, capaci di arricchire la sua sfera d’azione spirituale e psichica. Questo potere in Oriente è associato a disegni o immagini chiamate Yantra o Mandala. Ogni lettera dell’Alef-Beit è un mandala, una forma capace di guidare l’attenzione di chi medita su di essa verso il centro dell’Essere e della Coscienza, verso quello stato di riposo e di silenzio dal quale proviene l’illuminazione spirituale. Più semplicemente, l’aspetto grafico delle lettere ebraiche ha il potere di guarire il senso dell’immaginazione, che nella cultura moderna è tartassato e violentato da una serie interminabile di immagini e modelli negativi.
Infine ogni lettera ha un valore numerico, dall’Uno al Quattrocento, che descrive in modo esatto l’entità della sua vibrazione. Ogni numero è il depositario di una particolare forza spirituale, ed è dotato di un suo carattere distinto. Le lettere dell’Alef-Beit sono immediatamente traducibili in numeri, e ciò aiuta l’unificazione tra la parte matematica e astratta della mente e quella più legata a immagini e simboli. Inoltre, tale proprietà delle lettere (e quindi anche delle parole da esse composte) permette di identificare con precisione la natura e l’identità dei numeri, e diventa così uno strumento insostituibile per la Numerologia.
In definitiva le lettere dell’Alef-Beit agiscono sulla più importante triade cognitiva umana: Vista (forma della lettera), Udito (nome e suono della lettera), Intelletto (valore numerico). In Cabalà queste tre facoltà sono note col nome di
Chokhmà (Sapienza – Vista),
Binà (Intelligenza – Udito),
Da’at (Conoscenza – Intelletto).
Si tratta delle tre Sefirot superiori dell’Albero della Vita e la loro unificazione è lo scopo ultimo dell’evoluzione umana. Ai vantaggi di tale unificazione si riferisce il verso: “la corda triplice non si spezzerà facilmente” che promette l’eternità assoluta della consapevolezza che sarà riuscita ad intrecciare insieme quelle tre funzioni fondamentali. In altri termini, l’eternità sia fisica che spirituale richiede il riuscire ad intrecciare insieme la triade superiore dell’essere umano: la Sapienza (l’intuizione, il paradosso, il lampo della rivelazione della verità superiore); l’Intelligenza (la ragione, la logica discriminante, il pensiero verbale); e la Conoscenza (la memoria, la capacità di unire conoscitore e conosciuto, la capacità del pensiero di influenzare in modo positivo il flusso delle emozioni).
Lo studio dell’Alef-Beit ebraico è un esercizio altamente mistico, possibile a chiunque ricerchi con sincerità e umiltà lo sviluppo della sua parte spirituale, per giungere ad una maggior unione con la Sorgente di ogni bene. Studiare cabalisticamente l’Alef-Beit non significa soltanto imparare il lessico o la grammatica ebraica, ma significa innanzi tutto fare amicizia con le lettere, una per una, imparando a riconoscere la loro forma, nome e numero, aprendosi agli numerosi messaggi e insegnamenti che esse hanno da darci. Ci sono molte tecniche che permettono di imprimere più forza ed efficacia alla meditazione sulle lettere, ma il loro insegnamento richiede il rapporto diretto tra maestro e discepolo. Nel passato il maggiore di tali maestri fu Rabbi Abraham Abulafia, uno dei più grandi cabalisti del primo periodo. Più semplicemente, è molto utile riflettere a lungo sui significati di ogni lettera, cercando di interiorizzarli.
La tradizione ebraica dice unanime che Dio ha creato il mondo servendosi delle ventidue lettere dell’Alef-Beit. Tramite il loro studio possiamo ricreare in noi parte di quella novità, freschezza, bellezza e armonia che Dio ha contemplato dall’alto del Suo trono agli inizi di tutta l’esistenza. Inoltre, i Maestri insegnano che le lettere ebraiche sono le radici delle anime del popolo d’Israele. Avvicinandoci ad esse e aprendoci alla loro influenza, possiamo ritrovare la lettera che ci è più vicina, il canale dal quale riceviamo la maggior parte della vitalità e dell’abbondanza. Fonte: http://www.nostreradici.it/