“Meditazione” è un termine molto usato ma anche molto frainteso ai nostri giorni. Innanzi tutto perché può evocare uno stato difficile da raggiungere, o una pratica per pochi: alcuni infatti pensano di non essere adatti per la meditazione, in quanto la loro mente è troppo agitata per poter meditare! Molti non ci hanno neanche mai provato in quanto esiste la convinzione comune che meditare significhi stare seduti in silenzio in scomode posizioni per molto, troppo tempo. Altri ancora collegano la meditazione a qualche religione o setta o all’Oriente per cui anche questo aspetto può essere motivo di resistenze o pregiudizi. Frequentemente le persone che si iscrivono a un corso di Meditazione pensano di trovare lì uno spazio dove potersi rilassare, dove poter finalmente non pensare a niente, dove essere in pace e in uno stato di beatitudine almeno per il tempo di quell’ora a settimana.
Beh…la Meditazione è davvero lontanissima da tutto ciò!
E’ interessante pensare all’origine etimologica del termine meditazione: dal lat. meditāri, iterativo di medēri ‘curare’, la stessa radice di medico e medicina. Che cosa curiamo dunque quando meditiamo? Quale aspetto di noi risulta risanato con la meditazione?
Mi piace considerare l’azione del curare nella sua particolare accezione di “prendersi cura”. Quando meditiamo ci prendiamo profondamente cura di noi stessi in generale, e in particolare delle varie parti che decidiamo di OSSERVARE, fuori o dentro di noi.
Sappiamo ormai da tempo anche dalla scienza, in particolare dalle scoperte della fisica quantistica, che l’azione di osservare non è passiva, al contrario il particolare modo di osservare crea la nostra Realtà. Se il mio stato vitale è intriso di energie basse, di emozioni negative, se sono stanco, deluso o arrabbiato facilmente i fenomeni che osservo mi appariranno negativi, sfortunati, se non addirittura nefasti; viceversa quando il mio stato vitale tocca frequenze alte di gioia, pace, amore ad esempio, gli stessi fenomeni, gli stessi accadimenti mi sembreranno insignificanti o, ancora più in profondità, certe situazioni di difficoltà e conflitto non mi si presenteranno neppure…! Per il principio di risonanza noi attraiamo persone e situazioni che vibrano con la nostra stessa energia.
Ecco perché è così importante il LAVORO SU DI SE’: allenarsi ad innalzare la nostra personale energia con armoniche di Luce, fiducia, amore, e imparare ad osservare la realtà in modo neutrale, distaccato, senza giudizi e interpretazioni personali.
Osservare nel suo significato meditativo profondo significa allora permettere che qualcosa sia, esattamente così com’è, dargli spazio di manifestazione, senza interferenze, interpretazioni, brusii, opposizioni, che interrompano il processo creativo in sé, che non ha bisogno di nient’altro per essere che di osservazione, cioè di libertà.
Ancora oltre: osservare a partire dal Sé, dal divino centro Io Sono che dimora in noi, invece che osservare dalla personalità permette a ciò che osserviamo di trasformarsi nel meglio di sé, di esprimere la sua essenza più profonda, di svolgere la propria missione, di diventare se stesso.
Osservare è donare Energia.
Osservare è dare attenzione consapevole
L’attenzione consapevole è energia intelligente in grado di innescare processi di auto-guarigione e risoluzione di conflitti per il semplice fatto di essere esercitata.
Meditazione dunque è prendersi cura, prendersi cura è osservare, osservare è creare, creare la Realtà in cui essere finalmente felici!
Il termine meditazione è la traduzione di Dhyana, una parola sanscrita pressoché intraducibile in altre lingue che più esattamente significa: ‘Io sto meditando’, ‘Io sono in meditazione’. Più che di un sostantivo, che rimanda a uno stato, a qualcosa di statico, si tratta dunque di un’azione, medit-azione appunto…!
Un tempo la meditazione era effettivamente una pratica ascetica, svolta per lo più in silenzio e in isolamento dal mondo. Ma nella nostra epoca la meditazione così intesa ha poco significato e soprattutto poca utilità. Per l’uomo moderno è molto più utile e proficuo considerare la meditazione come un modo di vivere ogni azione del quotidiano. Certo può servire frequentare qualche corso di meditazione, in cui “allenarsi” a stare con il proprio silenzio interiore e a osservare i propri pensieri senza giudizio, dimorando in Colui che osserva, il nostro Sé, ma solo a patto che, terminata la sessione e tornati ognuno alla vita di tutti i giorni, ci si impegni a ESSERE PRESENTI in ogni istante della giornata, a osservare senza giudizio, mantenendo uno stato di centratura sempre, avendo maestria sulle proprie emozioni così come sugli accadimenti esteriori.
La meditazione è uno stato di attenzione costante, una connessione continua con l’Essere divino che noi siamo; questo non può accadere solo un’ora alla settimana, bensì deve essere esercitato e percepito nel presente del Qui ed Ora, mentre siamo nel traffico e un automobilista ci taglia la strada, mentre mangiamo, mentre parliamo, mentre siamo in fila in posta, persino mentre dormiamo.
Il banco di prova della propria evoluzione spirituale per l’uomo moderno è dunque costituito dai suoi rapporti familiari, da quelli di lavoro, dalla vita di tutti i giorni, con la spesa da fare, le bollette da pagare, i conflitti da risolvere, la malattia, la scuola, i figli, la suocera e tutto il resto.
NON ESISTE VERA MEDITAZIONE DISTACCATA DALLA VITA QUOTIDIANA.
Con grande affetto, camminiamo insieme,
un abbraccio di Luce
Franca
Corsi di Meditazione a Parma presso Spazio Infinito tutto l’anno da settembre a giugno
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OTT
2017