L’altro giorno mi ha telefonato una cliente che aveva fatto un percorso di Bioenergetica con me anni fa e che non sentivo da tempo. “Ho ancora bisogno di te- mi dice la donna- vorrei affrontare una situazione che attualmente mi dà disequilibrio e disagio. Spero tanto -continua lei- che tu mi faccia piangere”!
Sul momento sono rimasta piuttosto stupita da quella frase e mi sono ammutolita! Poi, in un attimo, ho realizzato tutto il lavoro che IO ho fatto in questi anni in cui la signora non ha frequentato il mio studio, sia a livello personale che professionale, ambiti per altro indivisibili. E quindi, con una sonora risata le ho risposto: “Spero tanto di farti ridere, invece!”.
Il fulcro del lavoro bioenergetico è portare la persona in contatto con il proprio SENTIRE, con le proprie emozioni, oltre la sua corazza muscolare, che per la Bioenergetica di Alexander Lowen corrisponde agli schemi caratteriali che imprigionano il libero fluire dell’energia vitale e impediscono quindi di provare gioia e piacere nel corpo e nella propria vita. Ecco che, soprattutto in persone tendenzialmente rigide, abituate a reprimere i propri bisogni e emozioni, arrivare a piangere durante un trattamento ha sempre rappresentato un grande traguardo, il segno manifesto di un raggiunto contatto col proprio sentire e l’acquisita abilità di esprimerlo, invece di tenerlo dentro, innescando processi inconsci di somatizzazione e malessere.
Certo tutto ciò rimane vero e importante; tuttavia, senza rinnegare le mie origini professionali, ho scelto da qualche anno di affiancare la Bioenergetica, così come la Riflessologia Plantare e in generale l’interpretazione psicosomatica dei sintomi a tecniche terapeutiche che sento particolarmente attuali, in linea con questi tempi di ascensione e quindi molto, molto efficaci. Si tratta di metodologie che lavorano direttamente sull’innalzare l’energia della persona, anzichè indulgere sulla sua sofferenza per cercare di comprenderla e trasformarla.
Si potrebbe dire che il “vecchio” metodo (almeno vecchio per me!) rientra nella cosiddetta alchimia inferior: uso la sofferenza come piombo da trasformare in oro. Torno indietro nel mio passato, lo rivivo, lo accetto per poi lasciarlo andare e abbracciare ciò che di nuovo mi riserva la Vita.
Oppure posso abbracciare direttamente l’alchimia superior: nel presente, attraverso la contemplazione del Bello, l’immersione nella Natura, l’ascolto di musiche che innalzino le frequenze del nostro sistema energetico, speciali meditazioni volte ad accordare la nostra energia su Amore, Gioia, Armonia, Pace… Ovviamente non si tratta di “evitare” il dolore, distraendosi, fingendo che non esista. Questo è uno dei pericoli che un approccio superficiale all’alchimia superior presenta. Come anche il malinteso di intendere il “vivere il momento presente” come narcotico a problemi e ansie. Molte persone pensano che vivere nel qui ed ora significhi godersi la vita senza pensare troppo ai problemi. Questo approccio edonistico è in realtà solo una fuga dalla realtà! Per vivere il presente nella sua dimensione spirituale di gioia infinita e come sede di infiniti potenziali, senza banalizzarlo, occorre un serio lavoro su di sè e una grande onestà con se stessi.
In conclusione, sento che sintonizzarsi su frequenze di luce, gioia, allegria, amore, fiducia e pace sia di gran lunga più efficace che sintonizzarsi su frequenze basse di dolore. Questo è il lavoro quotidiano che svolgo quotidianamente su di me: alzare costantemente la mia vibrazione energetica e mantenerla alta nonostante i problemi e tutto ciò che accade nel mondo. Sentire il dolore quando arriva ma scegliere di non nutrirlo, ad esempio con lamentele o parlandone in continuazione, bensì decidere di “spostarsi” letteralmente di piano; non c’è repressione o rimozione, si tratta di un vero spostamento coscienziale: per la legge di risonanza noi attraiamo ciò che siamo (non semplicemente ciò che pensiamo). Per operare cambiamenti reali occorre essere, non solo pensare o dire. Molte persone sembra trovino un gran giovamento nel lamentarsi continuamente, nell’esternare rabbia e frustrazione. Ma non comprendono che in tal modo non fanno altro che attirare altra rabbia, dolore e motivi per provare sempre più frustrazione.
Ciò a cui diamo attenzione diventa la nostra realtà. Questo è il motivo per cui ad esempio non troverete mai sulla mia Pagina Facebook un’immagine o un post riguardante guerra, violenza o ingiustizie varie. Ciò non significa che io ignori la realtà o non sia informata su ciò che accade, semplicemente ritengo più efficace e quindi preferisco mostrare e dare attenzione a ciò che voglio manifestare, non viceversa! L’effetto osservatore, di cui anche la fisica quantistica parla, rende evidente quanto sia determinante nella creazione della realtà ciò che l’osservatore guarda.
Diamo attenzione a ciò che desideriamo realizzare, sviluppiamo il nostro grande potenziale di immaginazione, manteniamo la nostra anima leggera E, sopra ogni cosa…AMIAMO!
Con una bella risata vi auguro buon percorso verso voi stessi!
Franca Soavi
ShareAPR
2018